sabato 28 novembre 2015

L'unione fa la forza!

Giovedi 10 dicembre, ore 18.00
Spazio Ritter, via Maiocchi 28, Milano
 
Incontro-dibattito
"LA DESTRA POSSIBILE"

 Iniziamo a Fare Fronte, partendo da Milano
Interverranno:
- Renato Besana (giornalista, Progetto Itaca)
- on.Carlo Fidanza (Fratelli d'Italia)
- Roberto Jonghi Lavarini (Destra per Milano)
- avv. Gianpiero Maccapani (Libertà Nazionale)
- on.prof. Luca Romagnoli (Destra Sociale)
- Gino Salvi (Circolo Giorgio Almirante)
- Marco Valle (giornalista, Destra.it)
 



 
 

 
 

 

mercoledì 25 novembre 2015

"LE COSE COME STANNO"...

 
 
 

 


 
IL TERRORISMO ISIS E' FINANZIATO ED ARMATO DA ARABIA SAUDITA, QATAR E KUWAIT, MA E' STATO SOSTENUTO ANCHE DA USA, TURCHIA ED ISRAELE.
 
GLI UNICI A COMBATTERE VERAMENTE L'ISIS SONO ASSAD, LA RUSSIA DI PUTIN, L'IRAN, I VOLONTARI LIBANESI (MUSSULMANI SCIITI E CRISTIANI) ED I CURDI.
 
QUESTA E' LA VERITA' NASCOSTA DAI MEZZI DI INFORMAZIONE OCCIDENTALI MANIPOLATI DAI POTERI FORTI DELLA PLUTOCRAZIA MONDIALISTA.

 
BASTA CON L' AMERICA-NATO CHE USA L'EUROPA
 
VOGLIAMO UNA NAZIONE VERAMENTE LIBERA E SOVRANA IN UNA NUOVA EUROPA DELLE PATRIE, DEI POPOLI E DELLE IDENTITA'
 
VOGLIAMO UN FORTE ESERCITO EUROPEO CHE DIFENDA I NOSTRI CONFINI E CHE TUTELI I NOSTRI SACROSANTI INTERESSI NEL MEDITERRANEO E NEL MONDO !


lunedì 23 novembre 2015

"Pensiero forte contro il terrore!"


DESTRE UNITE a convegno a Milano.

 

Giovedi 10 dicembre, ore 18.00,
Spazio Ritter, via Maiocchi 28, Milano

Incontro-dibattito
"LA DESTRA POSSIBILE"
Iniziamo a Fare Fronte, partendo da Milano

Interverranno:
Renato Besana (giornalista, Progetto Itaca)
on.Carlo Fidanza (Fratelli d'Italia)
Roberto Jonghi Lavarini (Destra per Milano)
on.prof. Luca Romagnoli (Destra Sociale)
Marco Valle (giornalista, Destra.it)

http://destraxmilano.blogspot.it/
 

 


sabato 21 novembre 2015

Intervista a Roberto Jonghi Lavarini (Destra Sociale).

 
Intervista di DESTROVERSO a ROBERTO JONGHI LAVARINI (43 anni, presidente del movimento Destra per Milano, personaggio eclettico, consulente immobiliare, esperto di araldica e geopolitica, opinionista radiotelevisivo, candidato alle prossime elezioni comunali).
 
 
Jonghi, ora Destra Sociale, certo che seguire tutti i tuoi cambi di sigla….
Hai ragione ma quello che conta sono i contenuti e non il contenitore, ed io ho sempre le stesse idee, certo aggiornate ed approfondite, dopo anni di militanza e studio, ma, ripeto, ho mantenuto gli stessi valori di riferimento e la stessa visione del mondo. Per me, i partiti sono solo dei mezzi e degli strumenti per fare buona politica. Io ho militato nel Movimento Sociale, in AN e nella Fiamma Tricolore, poi, nell’oramai lontano 2000, con altri amici, ho fondato il comitato civico Destra per Milano, che oggi aderisce al movimento nazionale Destra Sociale. Tutto il resto sono state strategie, alleanze, esperimenti politici.
 
Va bene, spiegaci, allora, il vostro nuovo posizionamento strategico.
Noi rappresentiamo l’autentica destra (nazionale, popolare, sociale, identitaria) all’interno della coalizione di centro-destra, ed abbiamo deciso di partecipare al prossimo congresso ri-costituente di Fratelli d’Italia -Alleanza Nazionale, promosso da Giorgia Meloni e Marcello Veneziani. La destra italiana riunificata, rinnovata e riorganizzata, dovrà poi fare fronte comune con la Lega di Matteo Salvini, e ricreare, con Forza Italia e con tutti coloro che ci vorranno stare, una alleanza elettorale per sconfiggere il nulla-renzismo e creare una seria alternativa di governo. La Destra Sociale, quindi, lancia un nuovo appello unitario alla destra radicale, diffusa quanto divisa, perché unisca le proprie forze contro i nemici della nostra patria, a partire dai poteri forti ed occulti del mondialismo plutocratico.
 
Il terrorismo islamico è diventato una seria minaccia per tutta l’Europa….
Quello che avevamo previsto e denunciato si è, purtroppo, avverato. La nostra civiltà, bianca e cristiana, in questi anni, ha subito tre attacchi bene organizzati e pianificati: quello culturale relativista della massoneria giacobina che ha minato la nostra tradizione religiosa, la famiglia naturale e persino la nostra identità sessuale; quello monetario e finanziario della plutocrazia mondialista che ha pesantemente colpito l’economia reale e la giustizia sociale, e quello della nuova orda barbarica che ha riempito le nostre città di immigrati extraeuropei, in gran parte inassimilabili e pericolosi. L’Islam è assolutamente incompatibile con l’Europa, questo è un dato storico e sociologico inconfutabile, ma non cadiamo nel fatale errore di confondere il terrorismo con la religione: l’ISIS è solo una minoranza fanatica e violenta, composta solo da appartenenti alle sette wahabite e salafite, e da disadattati apostati europei.
 
Quindi cosa dovrebbero fare i governi europei per difenderci?
Si tratta di un problema globale che va inquadrato in diversi scenari geopolitici: la ripresa della guerra fredda fra gli USA (sempre più in mano ai poteri forti dell’alta finanza internazionale) e la Russia (tornata su posizioni imperiali ed ortodosse); la storica guerra civile, religiosa ma anche petrolifera, interna al mondo islamico (fra sunniti e sciiti, cappeggiati rispettivamente da Arabia Saudita e Iran), l’odio ideologico fra lo stato di Israele ed i regimi nazionalsocialisti arabi (come quelli caduti di Saddam in Iraq e di Mubarak in Egitto, e quello resistente di Assad in Siria) e il revanescismo ottomano della Turchia, in perenne conflitto con tutti gli stati confinanti e con le sue minoranze etniche, in particolare con i Curdi. Solo dopo avere capito bene questo scacchiere, ulteriormente complicato da divisioni etniche, tribali e politiche, da fortissimi interessi (economici, energetici ed idrogeologici) ed anche dal traffico di armi e droga; si può e si deve passare, dai bombardamenti alla pianificazione di un intervento militare internazionale per sradicare il sedicente Califfato che, ancora oggi, controlla 1/3 della Sira e dell’Iraq.
 
Ed in tutto questo complicato scenario internazionale, voi per chi "tifate"?
Naturalmente per l’alleanza di ferro fra la Russia di Putin, il regime di Assad e le forze libanesi (non solo le milizie mussulmane sciite di Hetzbollah ma anche i volontari falangisti cristiano-maroniti del generale Michel Aoun), che ha il sostegno della Persia e la benedizione di tutti i patriarchi cristiani orientali. Loro sono gli unici a combattere sul campo, a rischiare la vita, mentre l’occidente democratico è diventato imbelle e rammollito, teme la morte ed ha paura di combattere davvero. La guerra è certamente una brutta cosa ma spesso, come in questo caso, assolutamente necessaria. I nostri nuovi riferimenti internazionali, oltre alla solita Marine Le Pen ed al governo ungherese di Viktor Orban, sono ad est: vogliamo una Europa libera ed armata, fuori dalla NATO (diventata esercito coloniale americano), ed una nuova alleanza euroasiatica, che assicuri ai nostri popoli, autonomia energetica, benessere e sicurezza.
 
Per concludere, torniamo con i piedi per terra, a Milano in vista delle elezioni….
La Destra Sociale sarà sicuramente presente, vedremo in che forma, probabilmente, a sostegno della lista di Fratelli d’Italia - Alleanza Nazionale, ma bisogna vedere chi sono i candidati, e, sicuramente, serve un ricambio nominale e generazionale… Il centro-destra, dopo la grande manifestazione di Bologna, si sta ricompattando ed il probabile candidato sindaco, di questi giorni, il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, potrebbe andare bene ma: bisogna partire subito con la campagna elettorale, fare squadra, preparare il programma per la città, coinvolgendo la società ed il territorio. Noi insisteremo su tre punti chiave: maggiore sicurezza e tolleranza zero contro ogni forma di illegalità ed abusivismo, meno tasse e multe, preferenza nazionale (prima gli Italiani) per case popolari, asili nido, lavoro, servizi e assistenza.
 
(DESTROVERSO, blog politicamente scorretto, 20 novembre 2015)
 

venerdì 20 novembre 2015

DESTRA SOCIALE per MILANO

 
In vista delle prossime importanti elezioni comunali del 2016, anche la Destra Sociale si prepara a dare il proprio contributo a Milano, in termini di valori ideali, idee culturali, proposte politiche e buona amministrazione civica. La nostra destra, erede culturale della migliore tradizione italiana e continuatrice della battaglia poltica del Movimento Sociale Italiano, ha una sua specifica identità nazional-popolare e, quindi, un suo storico e trasversale radicamento nella società e sul terriorio, dal centro "borghese" alle periferie cittadine. La nostra prima battaglia politica sarà per la giustizia sociale e la "preferenza nazionale", ovvero per dare le case popolari, i posti negli asili nido, maggiore assistenza e sussidi, innanzitutto ai nostri compatrioti italiani, con particolare attenzione alle giovani coppie, alle famiglie numerose ed ai nostri anziani. Secondo punto sarà sicuramente la sicurezza che per noi vuole dire autentica libertà e adeguata serenità per le nostre famiglie, le nostre donne ed i nostri bambini, le nostre case ed i nostri negozi, quindi: pugno di ferro e tolleranza zero contro ogni forma di criminalità, abusivismo ed illegalità, immediato sgombero forzato delle case occupate e dei campi zingari abusivi, presenza delle Forze dell'Ordine ed anche delle Forze Armate a presidio del territorio, aumento di illuminazione e videosorveglianza. Poi affronteremo anche la necessaria diminuzione di tasse e burocrazia, il problema della viabilità e dei parcheggi, la sistemazione e manutenzione del verde pubblico, ma anche di strade e marciapiedi. Gli argomenti, ovviamente, sono tanti e noi li stiamo affrontando, approfondendo e discutendo insieme, innanzitutto a Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale, ma anche alla Lega Lombarda - Lega Nord ed a Forza Italia, nostri alleati nella rinnovata coalizione di centro-destra.
 

La DESTRA secondo Adriano Romualdi.

 
Con queste affermazioni che, come tutte le affermazioni veritiere, scandalizzeranno più d’uno, crediamo di aver posto il dito sulla piaga. Che cosa dovrebbe propriamente significare «esser di Destra»?
Esser di Destra significa, in primo luogo, riconoscere il carattere sovvertitore dei movimenti scaturiti dalla rivoluzione francese, siano essi il liberalismo, o la democrazia o il socialismo.
Esser di Destra significa, in secondo luogo, vedere la natura decadente dei miti razionalistici, progressistici, materialistici che preparano l’avvento della civiltà plebea, il regno della quantità, la tirannia delle masse anonime e mostruose.
Esser di Destra significa in terzo luogo concepire lo Stato come una totalità organica dove i valori politici predominano sulle strutture economiche e dove il detto «a ciascuno il suo» non significa uguaglianza, ma equa disuguaglianza qualitativa.
Infine, esser di Destra significa accettare come propria quella spiritualità aristocratica, religiosa e guerriera che ha improntato di sé la civiltà europea, e — in nome di questa spiritualità e dei suoi valori — accettare la lotta contro la decadenza dell’Europa.
È interessante vedere in che misura questa coscienza di destra sia affiorata nel pensiero europeo contemporaneo. Esiste una tradizione antidemocratica che corre per tutto il secolo XIX e che — nelle formulazioni del primo decennio del XX — prepara da vicino il fascismo. La si può far cominciare con le Reflections on the revolution in France in cui Burke, per primo, smascherava la tragica farsa giacobina e ammoniva che «nessun paese può sopravvivere a lungo senza un corpo aristocratico d’una specie o d’un’altra».
In seguito, questa pubblicistica cercò di sostenere la Restaurazione con gli scritti dei romantici tedeschi e dei reazionari francesi. Si pensi agli aforismi di Novalis, col loro reazionarismo scintillante di novità e di rivoluzione («Burke hat ein revolutionäres Buch gegen die Revolution geschrieben»), alle suggestive e profetiche anticipazioni: «Ein grosses Fehler unserer Staaten ist, dass man den Staat zu wenig sieht… Liessen sich nicht Abzeichen und Uniformen durchaus einführen?». Si pensi ad un Adam Müller, alla sua polemica contro l’atomismo liberale di Adam Smith, la contrapposizione di una economia nazionale all’economia liberale. Ad un Gentz, consigliere di Metternich e segretario del Congresso di Vienna, ad un Gorres, a un Baader, allo stesso Schelling. Accanto a loro sta un Federico Schlegel con i suoi molteplici interessi, la rivista Europa, manifesto del reazionarismo europeo, l’esaltazione del Medioevo, i primi studi sulle origini indoeuropee, la polemica coi liberali italiani sul patriottismo di Dante, patriota dell’«Impero» e non piccolo-nazionalista.
Si pensi a un De Maistre, questo maestro della controrivoluzione che esaltava il boia come simbolo dell’ordine virile e positivo, al visconte De Bonald, a Chateaubriand, grande scrittore e politico reazionario, al radicalismo di un Donoso Cortes: «Vedo giungere il tempo delle negazioni assolute e delle affermazioni sovrane». Peraltro, la critica puramente reazionaria aveva dei limiti ben evidenti nella chiusura a quelle forze nazionali e borghesi che ambivano a fondare una nuova solidarietà di là dalle negazioni illuministiche. Arndt, Jahn, Fichte, ma anche l’Hegel de La filosofia del diritto appartengono all’orizzonte controrivoluzionario per la concezione nazional-solidaristica dello Stato, anche se non ne condividono il dogmatismo legittimistico. La chiusura alle forze nazionali (anche là dove, come in Germania, si trovano su posizioni antiliberali) è il limite della politica della Santa Alleanza. Crollato il sistema di Metternich, per la miopìa della concezione di fondo (combattere la rivoluzione con la polizia, e restaurando una legalità settecentesca) la controrivoluzione si divide in due rami: l’uno si attarda su posizioni meramente legittimistiche, confessionali, destinate ad esser travolte, l’altro cerca nuove vie e una nuova logica.
Carlyle polemizza contro lo spirito dei tempi, l’utilitarismo manchesteriano («non è che la città di Manchester sia divenuta più ricca, è che sono diventato più ricchi alcuni degli individui meno simpatici della città di Manchester»), l’umanitarismo di Giuseppe Mazzini («cosa sono tutte queste sciocchezze color di rosa?»). Egli cerca negli Eroi la chiave della storia e vede nella democrazia un’eclissi temporanea dello spirito eroico.
Gobineau pubblica nel 1853 il memorabile Essai sur l’inegalité des races humaìnes fondando l’idea di aristocrazia sui suoi fondamenti razziali. L’opera di Gobineau troverà una continuazione negli scritti dei tedeschi Clauss, Günther, Rosenberg, del francese Vacher de Lapouge, dell’inglese H. S. Chamberlain. Attraverso di essa il concetto di «stirpe», fondamentale per il nazionalismo, viene strappato all’arbitrarietà dei diversi miti nazionali e ricondotto all’ideale nordico-indoeuropeo come misura oggettiva dell’ideale europeo.
Alla fine del secolo, la punta avanzata della Destra è nella polemica di Federico Nietzsche contro la civilizzazione democratica. Nietzsche, ancor più di Carlyle e Gobineau, è il creatore di una Destra modernamente « fascista », cui ha donato un linguaggio scintillante di negazioni rivoluzionarie. Nietzschiano è lo scherno dell’avversario, la prontezza dell’attacco, la rivoluzionaria temerità («was fall, das soll man auch stossen»). La parola di Nietzsche sarà raccolta in Italia da Mussolini e d’Annunzio, in Germania da Jünger e Spengler, in Spagna da Ortega y Gasset.
Intanto, anche all’interno del nazionalismo si è operato un «cambiamento di segno». Già nelle formulazioni dei romantici tedeschi la nazione non era più la massa disarticolata, la giacobina nation, ma la società standisch, coi suoi corpi sociali, le sue tradizioni, la sua nobiltà. Una società — insegnava Federico Schlegel — è tanto più nazionale quanto più legata ai suoi costumi, al suo sangue, alle sue classi dirigenti, che ne rappresentano la continuità nella storia.
Alla fine del secolo, una rielaborazione del nazionalismo nello spirito del conservatorismo è compiuta. Maurras e Barrés in Francia, Oriani e Corradini in Italia, i pangermanisti e il «movimento giovanile» in Germania, Kipling e Rhodes in Inghilterra, han conferito all’idea nazionale una impronta tradizionalistica e autoritaria. Il nuovo nazionalismo è essenzialmente un elemento dell’ordine.
 
ADRIANO ROMUALDI
(Brani tratti da Idee per una cultura di Destra).

La DESTRA SOCIALE italiana...


In Italia la destra sociale ha avuto come riferimenti culturali l'esperienza del Sansepolcrismo, del Fascismo sociale (Carta del Lavoro, sindacalismo fascista, legislazione sociale fascista) e legate anche agli aspetti rivoluzionari e anticapitalisti, che puntavano ad un cambiamento della società in senso maggiormente spirituale, razionalmente egualitario, e pauperistico, nell'ambito della ricerca della "terza via". La destra sociale predilige una comunità legata da vincoli di società e di spirito invece che una mera associazione di persone con interessi comuni; propone un'idea educativa umanistica che si contrappone ad un'educazione di tipo materialista; persegue un modello di società di valori (solidarietà comunitaria, partecipazione, impegno responsabile) piuttosto che una società regolata da patti (solidarietà assistenziale, assemblearismo, utilizzo deresponsabilizzante della delega); propugna un'equa ripartizione dei frutti del lavoro già all'origine (golden share, azionariato operaio, cogestione, e le parti più estreme, socializzazione dei mezzi di produzione), anziché una redistribuzione della raccolta fiscale. Per la tassazione indiretta punta per essa ad uno scopo non solo di mera raccolta, ma di pianificazione economica e giuridica. È per un sistema giudiziario non basato sulla punizione tout court dei reati minori ma sulla loro tassazione in modo da ottenere condanne più eque non più basate su cavilli legali suscettibili di ricorsi ed interpretazioni personali, ma su fatti concreti quali l'evasione fiscale comprovata ed insindacabile. È per la fiscalità monetaria proposta dal poeta Ezra Pound e successivamente dal professor Giacinto Auriti. La destra sociale riconosce nelle autonomie locali la prima e più importante forma organizzata della comunità, uniformandone ruolo con la missione logistica che compete alla forma-Stato. In ambito europeo è a favore di un'Europa delle nazioni anziché di un'Europa dei banchieri, ovvero guarda ad un'Europa unita nelle sue differenze storiche, razziali, culturali e sociali. Pur avendo un fondamento laico ed annoverando tra le proprie file anche aderenti atei, la destra sociale riconosce l'importanza fondamentale dei valori solidaristici cristiani nella storia dell'Europa e del suo popolo, con particolare riferimento alle encicliche sociali come la Rerum Novarum e Quadragesimo Anno, li concilia con le tradizioni pre-cristiane locali e rispetta qualunque credo religioso che non contrapponga ma accomuni gli uomini nella loro ricerca di una spiritualità. Tra le varie anime della destra, quella sociale rappresenta la più tollerante nei confronti dell'intervento statale nell'economia, finalizzato alla correzione del liberismo puro, in favore delle classi sociali più disagiate. Nel suo ramo più estremo invece punta all'annullamento del disagio sociale tramite l'appianamento delle differenze economiche tra persone, realizzabile tramite la "socializzazione". Quest'ultima è quasi in antitesi con la precedente definizione, in quanto portata ad eliminare perfino i classici organi statali per sostituirli con equivalenti organizzazioni corporative basate sull'idea socializzatrice in un'ottica di affidamento sulla base di appalti privati anziché di elezioni o di lottizzazione politica.
 

"Compagnia dell'Anello: Il domani appartiene a noi"


giovedì 19 novembre 2015

La nostra EUROPA della TRADIZIONE...



Dall’Istituto Iliade
(Versione Italiana)
L’Europa non è Lampedusa.  È la nostra civiltà!   L’Europa non è l’organizzazione di Bruxelles, e ancor meno una valuta o una banca centrale.

Europa non è spazio globalizzato e senza frontiere.   L’Europa non è il mondo africano, e non è neanche terra dell’Islam.   L’Europa è né bruttezza, né il “non-arte” L’Europa è il continente degli Europei.

L’Europa, sono millenni di Storia… e 700 milioni di Europei!
L’Europa è un’identità: la civiltà europea e cristiana.
Europa sono i templi greci, gli acquedotti ed anfiteatri romani, le cappelle romaniche, le cattedrali gotiche, i palazzi rinascimentali, le grandi piazze, i beghinaggi, le chiese barocche, i castelli classici, i palazzi stile liberty.

Europa, sono coste selvagge, maestose montagne, fiumi tranquilli.
L’Europa è il sentimento della natura, L’Europa, sono paesaggi curati dall’uomo, dai boschetti ai polder, dalle praterie alle colture terrazzate.
L’Europa è la terra del melo e dell’olivo, della vite e del luppolo.
Europa non è mondo di cibi industriali, bensì gastronomia - dell’olio e del burro, del vino e della birra, del pane e del formaggio, salsiccia e prosciutto...

L’Europa non è il mondo dell’Astrazione, è l’arte della rappresentazione, da Prassitele a Rodin, dagli affreschi di Pompei alla Secessione viennese.

Europa sono l’immaginario celtico ed il mistero cristiano. Europa è la civiltà, che trasmuta la pietra in merletto. L’Europa è rifiuto della confusione: è la civiltà che ha inventato il canto polifonico e l’orchestra sinfonica.

L’Europa non è il mondo di Belfegor.  È la civiltà che onora la donna, dea, madre, guerriera.   Europa è cultura cavalleresca e dell’amor cortese.

L’Europa non è un mondo di sorveglianza.   È la patria della libertà: cittadinanza greca, foro romano, Magna Carta inglese del 1215, città e università libere del Medio Evo, risveglio dei popoli del Novecento…
L’Europa è un patrimonio letterario e mitologico: Omero, Virgilio, Esiodo, Edda, il canto dei Nibelunghi ed il ciclo Arturiano.   Ed ancora Shakespeare, Dante, Cervantes, Goethe, Tolstoi...
L’Europa è spirito d’invenzione e di conquista: Leonardo da Vinci e Gutenberg; le caravelle, le mongolfiere, gli inizi dell’aviazione… ed Ariane, i ponti gettati sul mare.

L’Europa sono gli eroi che ci hanno difeso per secoli: Leonida ed i suoi 300 Spartani, che salvarono la Grecia dall’Asia; Scipione l’Africano, che preserva Roma da Cartagine; Carlo Martello, che respinge l’invasione araba; Goffredo di Buglione, che riscatta i Luoghi Santi e fonda il Regno di Gerusalemme; Ferdinando di Aragona e Isabella la Cattolica, che liberano Granada; Ivan il terribile, che allontana i Mongoli dalla Santa Russia; don Giovanni d’Austria, vittorioso contro i Turchi a Lepanto.

Europa, son luoghi emblematici: Europa sono il Partenone, Piazza San Marco, San Pietro, la Torre di Belém, San Giacomo di Compostela, Monte Saint-Michel, la Torre di Londra, la porta di Brandeburgo, le torri del Kremlino.

Ecco la nostra storia, il retaggio della nostra civiltà.
Oggi, l’Europa è l’uomo malato del mondo: colpevolizzata, colonizzata, indebolita.

Ciò è né fatale, né durevole. Basta con il pentimento!   Ritroviamo il filo della lunga memoria!   Ascoltiamo il messaggio di speranza di Dominique Venner:

«Credo nelle qualità specifiche degli Europei, oggi provvisoriamente immerse nel sonno. Credo alle loro individualità operanti, alla loro inventività ed al risveglio delle loro energie.  Il risveglio verrà.  Quando?  Non lo so.  Ma di questo risveglio non dubito

 
Dentro questo
occidente
siamo irrimediabilmente condannati…
di Sandro Giovannini
(da   EreticaMente  del 15.11.2015)
Tutti, più o meno, siamo consapevoli dei drammi ideali, strategici, politici e sociali che, qui, in questo spazio ormai  codificato tristemente occidente, ci affliggono.
 
- Fine delle ideologie salvifiche e millenariste, sempre prodotte in Europa.
- anarcoidismo di massa, per la definitiva  reductio ad oeconomicum, contro ogni logica ideal-comunitarista;
- mitologia dei diritti individuali e democrazia parolaia, impossibilitata ad  invertire la tendenza all’aumento delle disuguaglianze;
- fallimento in noi ed intorno a noi di tutti gli storici tentativi di conciliazione tra modernità e tradizione, costretti entro i parametri delle democrazie liberiste;
- immigrazione incontrollata, perdita d’identità macrocomunitaria e riduzione a consumatori indifferenziati compulsivi nella società medicalizzata, resa maniacalmente letteralista, non nel controllo naturale ma nella deviazione sostitutoria;
- finanziarismo predatorio neocapitalista, sprezzante di ogni differenza genetica ma potente generatore di quella virtualmente economica nello sfruttamento di ogni disordine, anche ambientale;
- terminale dominio mondialista, paranoico ed  incattivito e conseguenti folli dinamiche neoimperialiste unipolari (U.S.A.) , con rischio sempre più forte di definitivi sconvolgimenti globali (terza guerra mondiale).
 
A questi macrofenomeni altri non minori e non meno gravidi di conseguenze, ma più specifici sul livello territoriale, come quelli delle mafie, della montante perdita di controllo statale sul territorio, della fuga dalle civiche responsabilità sia individuali che dei gruppi dirigenti, del generale degrado nella convivenza massiva dovuta ai fattori complessi di perdita di dominio formale, crescente nevrosi, fuga nel particolare, terrore di esporsi, crollo dell’affidamento responsabile, abitudine progressiva all’abbrutimento di cose, ambienti e persone, etc…, perfezionano un quadro sempre più difficilmente recuperabile, se non a fronte di una reazione di tale portata e di tale gravità, che si giudica, da coloro stessi che la auspicano o potrebbero sostenerla sia idealmente che praticamente, e del tutto - crediamo - persino in termini  legalisti del tutto giustificabilmente, come una potenzialità in realtà se non  remota, ancor più dolorosa (nell’immediato) - e quindi in fondo non augurabile ma forse solo patibile.
 
Ovvero è ben rischiosamente ipotizzabile, per la diffusa struttura antropologica venutasi a formare in questi ultimi decenni, una reazione logicamente parametrata al dramma che stiamo complessivamente vivendo, con una comprensibile e persino augurabile sospensione di ogni guarentigia formale e messa in discussione di ogni livello teorico e formale e di poi quindi come azione concreta - (la dittatura di diritto romano) - con l’aggravante che ancora molti possono, utilizzando danaro e privilegi (non paradossalmente) montanti nel degrado, tentare di salvaguardarsi, immettendo ulteriormente nel corpo sociale un desiderio di fuga e di privatezza ancora superiore e del tutto negativamente attrattivo. Ciò che intere sfrattate masse umane stanno già attuando verso di noi, sarà presto, con la pretesa favolistica d’accorciare  lunghi percorsi storici, un fattore globalizzato a breve termine, se non interverranno accadimenti politici, sia nelle nazioni che nei continenti, ad invertire il processo.  Ma tali fattori sembrano ancora annunciarsi, al contrario, con la solita logica con la quale si sono quasi sempre manifestati nella storia.
 
Ricordiamo l’emblematica frase di Palmerston, 1840, ai Comuni: “La Gran Bretagna non ha alleati, amici o nemici eterni ma soltanto interessi permanenti, il perseguimento dei quali costituisce l’unico dovere imprescrittibile per ogni suddito di questa nazione”.
 
Su di un piano ormai veramente globale violenza, prepotenza, falsità e disinformazione avranno sicuramente agio, in quanto ben più strutturati e più potentemente orchestrati, dei flebili ben razionali richiami ad una ricostruibile verginità stoica ed idealista (equilibri dinamici o convivenze multipolari) e le cose si risolveranno molto probabilmente in una soluzione non indirizzata nel senso di una maggiore giustizia o verità delle cose, ma solo nella direzione programmata dai padroni attuali del mondo, ovvero i mondialisti del neocapitalismo apatride e gli avventurieri del neoimperialismo predatorio, comunque a matrice anglofona, di cui tutti noi siamo attualmente, consapevolmente od  inconsapevolmente, volenti o nolenti, servi. Per di più  circuiti da burattinate classi dirigenti nazionali  allevate nel distacco se non nell’odio di sé, nello scarto dai doveri, nel disprezzo malcelato dei sacrifici per il bene comune e  nella rimozione della paideia del  tragico dalla storia,  per ben motivato terrore del confronto e dello scontro.  E d’altronde non ci si  potrebbe augurare, con troppa disinvoltura, un ritorno al “tragico”, se non per forti élites maturate con ben altri ideali e pratiche di convivenza, quando si può constatare con estrema facilità quanto il facilismo edonistico (che è cosa ben diversa da una sana abitudine al e per il piacere), la diseducazione all’autosacrificio formativo, sia in alto come in basso, per paludati tranquillizzati e  per straccioni verbalisti, sia sempre più foriera di una violenza spicciola spesso immediatamente abbietta e futilmente motivata, fuori da ogni (appunto tragica) valenza sistemica... Altri scenari, fuori dal nostro occidente, hanno, almeno, tale vera causale (non giustificazione)...
 
Dobbiamo quindi sperare nei nemici di costoro con tutto il cuore, ma con la mente priva d’illusione che ci possano sostituire...
 
Perché qui da noi chi si ribella realmente e non solo sul piano astrattamente teorico, e chi dà ed in crescendo darà comunque segno di mettersi, con volontà ed intelligenza, contro questa malefica deriva, è silenziato od eliminato per via diretta od indiretta, senza alcuna pietà, e senza alcun lagno mediatico ed occorrerà un’autentica vis eroica - di cui si vedono purtroppo ben poche (spendibilisprecabili) equazioni personali e di gruppo - per opporsi in crescendo, dai piccoli gesti quotidiani fino ai grandi impegni civici, pur considerando empaticamente ciascuno di questi gesti, non solo sacrosanto ma del tutto ammirevole.   Di contro ogni fenomeno che permetterà alla falsa coscienza di guadagnare tempo, di rimandare l’inevitabile, di ritardare l’assunzione definitiva di responsabilità, di sperare in improbabili salvezze, salvatori, fedi, di garantirci comunque e purtuttavia una sopravvivenza sempre a rischio e degradata, sarà ancor più subdolamente eterodiretta ed avrà tutto il consenso, sia a livello individuale che di massa, che s’affida in genere, disperatamente,  a tali illusioni. Questo spiega il ricorso, qui da noi, ad una governance, di fatto funzionarista espropriatrice e quindi per nulla simpatetica con l’ormai risibile cantilena democratica...   Ma l’esito dello scontro, qualsiasi cosa noi, a livello individuale o di piccolo gruppo, pur eroicamente, si decidesse  e si tentasse,  come sarebbe d’altronde  giusto, soprattutto se a livello razionale o di pratica di verità, per costoro si rappresenta come scontato, forti dell’inversione della dinamica, ormai persino dai più compresa: dall’oligarchia apatride antisovranista contro le popolazioni autoctone. …  
 
Ancora altra considerazione per chi, come me, ha sempre operato nel campo culturale. Al di là di ben prevedibili reazioni a questa visione, certo non  tranquillizzante od  aproblematica, a seconda delle rappresentazioni retorico-ideologiche, paurose o false, uno dei campi maggiormente disastrati dalla violenza dinamica dell’attuale deriva, è proprio quello ove opera  il pensiero come dimensione strutturale.  Infatti alla più vagamente allenata capacità d’astrazione corrisponde purtroppo sovente una maggiore e più sofisticata deriva o  fuga per la tangente, quasi paragonabile, all’altro estremo dell’arco,  ma rapportabile in efficacia, a quella dei motilisti furbastri accaparratori, i  senzascrupolo  sistematici, i razza padrona...  Il vero vulgo di oggi.  Nel guado restano tutti gli altri, l’ancora diffusa tormentata quantità, con l’aggravante della sempre maggiore usura - a fronte dell’informazione comunque confusamente affluente - di facili e patetici alibi.  La marcatura intellettuale quindi non ci esime dalla responsabilità,  ma ci carica d’ulteriore peso, proprio per la nostra potenzialità di decodifica. 
 
In ogni caso la varietà di reazioni sarà  ricca di sorprese e d’incongruenze, essendo la posta in gioco immensa e senza sconti, ed i tempi metteranno forse addirittura in campo progressivamente persino nuove tipologie di ominazione, come si può constatare ormai in molte fasce giovanili ed in tutte le mode falsoribelliste  sapientemente manovrate dal mercato (e qui si aprono  ancor più i baratri - non solo teorici - delle derive ultraumaniste, quindi non unicamente nel subìto ma anche nel tentato, non nel male ma anche nel bene), sia come processo inarrestabile che come  pratica salvifica... 
 
Avanza una speranza quia impossibile est,  ovvero nella consumazione residuale definitiva delle partite storiche che altri, prima di noi, hanno giocato sperando di vincere credendo di essere alla fine del lungo ciclo della modernità ed invece hanno manifestamente perso contro la marea inarrestabile della pesanteur, che ha dispiegato tutta la sua immane potenza tamasica, ma che, ormai,  proprio dall’indiscutibile imposizione delle verità portate in evidenza, a livello globalisticamente unificato come nell’infinitamente parcellizzato, nella medesima stabilizzazione distruttiva del materialismo realizzato,  empiamente inaugura un proprio prossimo ciclo di lunga e dolorosa regressione. Se ne vedono indiscutibilmente i segni, soprattutto in Europa, ove tutto è nato per la prima volta e tutto per la prima volta è finito e rinasce geneticamente ed ove i così tanto odiati e bistrattati populismi, ognuno con il proprio pesante sacco nero di rimosso, sollevano caoticamente e di necessità irrazionalmente, un carico altrimenti inaffrontabile...
 
A noi spetta quindi saper vedere e saper attendere, sapere riprendere e saper innovare, certi della nostra fragilità e della nostra immensa responsabilità, soprattutto verso l’“altrimenti inaffrontabile”... Questo vale sia sul piano nazionale che su quello internazionale.
 
 “...credo quia absurdum...”, ma non  nell’affidavit confessionale d’Agostino e Tertulliano, valido per l’autoillusione potente, ma in quello poeticamente perso e tragico di Pound, rivisitato con la giusta dose di coraggioso cinismo, dell’ormai  poco o nulla da perdere, della bellissima e necessaria lettera agli italiani di Veneziani...
 
e sì, perché, tutto sommato e detratto,  in questo occidente infine residua anche quest’ultima terra centrale, protesa in un grande lago di procurate disgrazie, “la fragile e deliziosa Italia ferita che non  muore  e noi, ormai  postumi, e quelli, comunque da noi amatissimi, che verranno ancora dopo e con i quali e per i quali converrà comunque ancora, con questa nostra dolente ma non rinunciataria consapevolezza, fino alla fine in piedi, saper vivere e morire...
 

AVANTI A DESTRA !

 
La scelta di campo è stata fatta, con coerenza ideale ma anche con sano e necessario realismo politico: DESTRA PER MILANO (Destra Lombarda) ha deciso di aderire ufficialmente a DESTRA SOCIALE (movimento nazionale, il cui portavoce è l'On. Prof. Luca Romagnoli, docente universitario, già segretario della Fiamma Tricolore ed europarlamentare). Destra Sociale, a sua volta, ha deciso di partecipare al CONGRESSO RI-COSTITUENTE della destra italiana, proposto da Giorgia Meloni (presidente di Fratelli d'Italia) e da Marcello Veneziani (presidente del comitato scientifico culturale della Fondazione Alleanza Nazionale). La direzione giusta è stata finalmente intrapresa e questi rimangono i nostri obbiettivi politici: 1) Riunificare, rinnovare e rilanciare la destra sociale italiana; 2) Fare Fronte con la Lega Nord di Matteo Salvini e con le destre europee; 3) Creare una nuova coalizione di centro-destra per sconfiggere la sinistra mondialista renziana. Ora, più che mai, dobbiamo unire le forze migliori della nazione ed abbiamo bisogno del sostegno (morale, militante ed anche economico) di tutti i patrioti milanesi e lombardi, per organizzare la presenza e la propaganda (politica, culturale e sociale) del movimento, sul territorio e nelle società
 
destrapermilano@gmail.com  - 346.7893810 (anche sms e whatsapp)
 
È possibile versare un contributo tramite bonifico bancario:
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con conto corrente postale C.C.P.: 001022670945, causale DESTRA PER MILANO
o anche tramite PAYPAL: contributi@progettomilano.it
 
 

 
 
 

 

 

venerdì 13 novembre 2015

Siamo in guerra: contro il terrorismo islamico ma anche contro la plutocrazia mondialista, entrambi nemici della nostra Europa!

 
Parigi, la Francia, l'Europa sono sotto attacco da parte del feroce, infame e disumano terrorismo islamico (sunnita di stampo wahabita e salafita, lo stesso del sedicente stato islamico ISIS). Da Parigi arrivano le tragiche notizie di diversi attentati che hanno causato un centinaio di morti.

Non si tratta di una guerra di civiltà e di religione ma solo di una forte minoranza, aggressiva e pericolosa, però, ora, è chiaro a tutti che l'Islam è assolutamente incompatibile con la società europea, la nostra cultura e democrazia.
 
L'utopia, buonista e progressista, della integrazione multiraziale e multireligiosa è miseramente fallita. Dobbiamo assolutamente reagire, prima che sia troppo tardi: 1) chiudere e sigillare le frontiere nazionali; 2) espellere tutti gli immigrati clandestini; 3) fermare definitivamente l'immigrazione islamica; 4) bloccare la costruzione di nuove moschee, verificare e monitorare l'organizzazione e la gestione di tutte quelle esistenti; 5) intervenire militarmente in Siria, Irak e Libia (al fianco della Russia di Putin) per sterminare fisicamente tutti i terroristi tagliagole; 6) interrompere le relazioni diplomatiche ed economiche con tutti quei paesi che finanziano e-o sostengono il terrorismo islamico (come l'Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia).
 
Rabbia e dolore. Ora preghiamo per tutte le vittime innocenti e per le Forze Armate e dell'Ordine, francesi ed italiane che devono difendere la nostra sicurezza e libertà, ma prepariamoci, domani, a reagire con forza e fermezza contro il terrorismo, contro il fanatismo e l'arroganza di certi immigrati, nostri sgraditi ospiti, ed anche contro questi governanti e politicanti che ci hanno portato a questa situazione, con la loro sinistra ed autolesionista demagogia.
 
Non sarà forse elegante ricordarlo ora: ma avevamo ragione noi e se ci avessero ascoltati non saremmo certamente arrivati a questo punto!
La comunità militante di DESTRA per Milano