sabato 31 ottobre 2015

DESTRA in piazza con la LEGA a Bologna!


 
Anche il movimento civico politico Destra per Milano - Destra Lombarda , il prossimo 8 novembre, sarà presente nella "rossa" Bologna, alla grande manifestazione nazionale, organizzata dalla Lega Nord di Matteo Salvini, contro il governo centro-sinistro di Matteo Renzi.
 
DESTRA PER MILANO di Roberto Jonghi Lavarini sarà presente, con le proprie bandiere tricolori, insieme a LA DESTRA di Francesco Storace ed alla DESTRA SOCIALE di Luca Romagnoli, al fianco di Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni.
 
Gli auspici politici sono: 1) La riunificazione della destra italiana, attraverso un congresso ricostituente (come proposto da Marcello Veneziani); 2) Una solida alleanza programmatica, identitaria e nazional-popolare, con la Lega; 3) La riorganizzazione ed il rilancio della opposizione di centrodestra, con tutte quelle forze che si oppongono veramente al governo Renzi, espressione dei poteri forti ed anti-italiani della plutocrazia mondialista.



venerdì 30 ottobre 2015

IDEE CHIARE e coerenti, anche in politica estera...

 
Con Marine Le Pen, Vladimir Putin e Bashar Assad, contro il terrorismo islamico del sedicente ISIS (sunnita, wahabita e salafita, finanziato da Arabia Saudita e Qatar, e sostenuto da USA e Turchia), contro la plutocrazia mondialista (usurai delle banche, speculatori delle borse e parassiti dell'alta finanza internazionale), contro l'invasione di immigrati extra-europei, contro questi imbelli governanti europei, servili ed incapaci: per la libertà ed autodeterminazione dei popoli, in difesa delle nostre tradizioni e della nostra identità, della nostra sicurezza e del nostro benessere.

 
La NATO aveva senso logico, politico e militare, in funzione anti comunista, fino a quando, nell'ormai lontano 1989, è caduto il muro di Berlino. Da allora, e sempre di più, la NATO è solo uno strumento di controllo dell'imperialismo USA che tratta le nazioni europee, i popoli e gli eserciti, come colonie. La NATO oggi cura esclusivamente gli interessi della plutocrazia mondialista americana che non coincidono affatto con i nostri. Riprendiamoci la nostra sacrosante libertà e la nostra sovranità nazionale e costruiamo una vera forza armata europea che difenda i nostri confini dall'invasione di immigrati islamici e che tuteli i nostri legittimi interessi nel Mediterraneo, in Medio Oriente e nel mondo.

Interessante intervista a Marco Valle (Destra.it).

L’intervista. Marco Valle: “Le Pen, Meloni e le affinità sovraniste tra Italia e Francia”

 
Dottor Marco Valle, Trieste ha ospitato una manifestazione pubblica con Giorgia Meloni e Louis Aliot, vice presidente del Front National. Quali elementi di sintonia sono emersi dai due movimenti sovranisti?
L’incontro di Trieste che ho coordinato con piacere è stata un’occasione importante ma non va enfatizzato. È un punto di partenza e, forse, un punto di svolta ma non è ancora un progetto politico, un percorso comune. In ogni caso, grazie agli sforzi di Fabio Scoccimarro, il genius loci giuliano, e degli amici triestini, per la prima volta esponenti di primo piano di FdI e del Front National si sono confrontati pubblicamente trovando sintonie e convergenze. Aliot e Meloni hanno discusso con una certa profondità sulla crisi dell’Europa, sulle cause e gli effetti della catastrofe umanitaria in atto, sul destino dei popoli, proponendo ipotesi di lavoro credibili e convincenti. Da qui la nuova centralità degli Stati nazionali rispetto alla fallimentare Unione Europea e la necessità di uno sguardo nuovo verso il Mediterraneo, verso il Sud del mondo. Un primo inizio abbastanza promettente. Speriamo.
In passato la destra di governo italiana, evoluzione del Msi in An, aveva preso le distanze dal Fronte di Jean Marie Le Pen. Come si spiega questa riscoperta affinità?
La diffidenza della destra italiana verso il partito di Le Pen è antica. I motivi sono tanti: incomprensioni, gelosie all’inizio e poi problemi di convenienza, di “rispettabilità”. Nei Settanta, per i missini italiani il pirotecnico Jean Marie era un personaggio incomprensibile e, per le sue radici poujadiste, antropologicamente lontano. Nel 1978, in occasione delle prime elezioni europee, Almirante scelse per il suo esperimento dell’Eurodestra come interlocutori gli uomini del Parti des Forces Nouvelles, i diretti concorrenti di Jean Marie che mai perdonò quell’offesa. Dagli anni Ottanta in poi, nonostante i successi del FN e qualche occasionale riavvicinamento di facciata (il gruppo a Strasburgo, i tentativi del FdG con Raffaele Zanon, Riccardo Andriani e il sottoscritto di formare un movimento giovanile transnazionale), le distanze aumentarono, sino alla rottura post Fiuggi voluta da Gianfranco Fini. Dal 1994 per la destra di governo italica, i francesi erano ormai degli impresentabili e Gianfranco, abbaccinato da Giscard e poi da Sarkozy, si convinse d’essere diventato uno dei padri nobili della “nuova Europa”. Stupidaggini. Ma, ricordo, nemmeno Pino Rauti amava “le Chef”; lo considerava rozzo, volgare, prepotente. Poi è arrivata Marine che ha pensionato bruscamente l’invasivo babbo, rompendo vecchi schemi, vecchie abitudini e un filo di dialogo si è oggi riaperto a Trieste  tra il FN e ciò che resta della destra politica italiana. Spetta ora alla Meloni, soprattutto alla Meloni, aprire una fase di confronto e fiducia. 
L’evoluzione del Fn è tutta costruita sulla dediabolizzazione di Marine Le Pen. Cosa manca per diventare una forza di governo?
 
Marine Le Pen
Marine Le Pen
 
Poiché la politica è sempre una questione di cervello piuttosto che di sentimenti, è indispensabile una squadra efficace e una cultura di governo adeguata, ma la struttura del FN mi sembra ancora debole. La possibile conquista di tre regioni centrali alle prossime elezioni di dicembre rappresenta un test centrale per i lepenisti. Solo se sapranno essere all’altezza delle tante aspettative, passando dalla protesta al governo potranno immaginare realisticamente una corsa verso l’Eliseo. Personalmente credo che i passaggi saranno più lunghi.  Al tempo stesso vanno registrati alcuni dati importanti. Il Front negli ultimi due anni ha fatto importanti passi in avanti. Va riconosciuto. Oggi a sostegno e consiglio della bionda candidata all’Eliseo da tempo opera, accanto all’Ufficio Politico del FN egemonizzato da Henin Beaumont, un Cabinet segret composto da una trentina di alti funzionari dello Stato, énarques o polytechniciens, economisti, professionisti, dirigenti di grandi industrie, tutti provenienti da ogni orizzonte possibile (gollisti eretici, ex sarkozysti, socialisti delusi, ecologisti) salvo quello frontista classico. E proprio seguendo le coordinate tracciate dal suo personale think tank, gestito attentamente da Louis Aliot (il compagno di Marine nella vita), madame ha tracciato il suo programma. In modo spregiudicato e sino ad ora vincente. Dal congresso di Tours,  Marine  cita Jaurès e Péguy, esalta i valori della République contro ogni forma di comunitarismo, evoca la laicità contro l’invasività dell’islamismo (paragonato, duro colpo ai vecchi collabòs, all’invasione nazista…), denuncia gli eccessi della globalizzazione  e invoca la restaurazione della sovranità nazionale contro i burocrati di Bruxelles e chiede l’uscita dal sistema dell’euro, “la moneta dell’occupante”.  Da allora non sono mancate critiche sull’abbandono da parte di Sarkozy della dottrina gollista in politica estera e militare e sulla nuova subalternità francese nella NATO e la derubricazione della lotta contro l’aborto ad una più ragionevole battaglia per una  “politica di sostegno alla vita”,  sostenuta da sovvenzioni alla famiglia. Il punto  centrale del discorso della signora del FN  è però tutto racchiuso nella rivendicazione piena e  “sans ambage” di un nuovo patriottismo economico che tuteli i ceti più deboli e comprenda non solo servizi pubblici forti, un fisco giusto ma soprattutto  «il controllo dello Stato dei settori strategici:  l’energia, i trasporti, la salute, l’educazione” e, se necessario imponga “la nazionalizzazione delle banche, organismi insensibili ad ogni etica e morale».  A chi la contesta, Marine risponde che le linee del nuovo FN  in campo sociale ed economico (tutte assolutamente scandalose per le élites francesi) si ispirano in buona parte al programma del Conseil National de la Résistance, dunque….
 
In Francia intellettuali come Onfray, Zemmour e Houellebecq appoggiano tesi sovraniste e hanno concretamente dato forma ad un’area intellettuale identitaria. In Italia c’è un fermento simile? Se non è ancora articolata, come si spiega questa debolezza?
Il fenomeno del distacco dalle narrazioni della sinistra di alcuni dei principali intellettuali francesi è interessante e complesso. Ed è indicativo di un clima, di un’atmosfera. Qualche mese fa Le Magazin Littèraire, compunta e influente bibbia gallica del politicamente corretto, ha dedicato gran parte delle sue pagine per allarmare i francesi contro la nouvelle vague rèactionnaire. Per i redattori del patinato mensile parigino “la reazione è in agguato” e la République des lettres è in grave, gravissimo pericolo. Tutta colpa di Houellebecq, Finkielkraut, Camus, Dantec, Bellanger e del terribile Eric Zemmour, l’autore del lacerante Suicide Français. La domanda che più arrovella i severi “guardiani della libertà” è l’esprit du temps. Com’è possibile che «il romanzo francese interroghi la politica guardando il passato? Nostalgia postmoderna o rivoluzione reazionaria?». Bella domanda, densa d’implicazioni e coincidenze pesanti. Difficile, molto difficile per i critici de Le Magazin Littéraire trovare una risposta convincente e, infatti, preferiscono offendere, intorbidire, insinuare, magari accusando Zemmour e Finkielkraut (ambedue di religione israelita) di antisemitismo e criptofascismo. Perché no? Se poi Zemmour e Onfray su Elements si confrontano con Alain de Benoist, il rogo è subito pronto ma il dibattito non si arresta, anzi. Nonostante le scomuniche della rive gauche, vi sono testate prestigiose come Le Figaro, Valeurs Actuelles, Le Point che riprendono e rilanciano le provocazioni degli intellettuali “eretici”. In Italia, purtroppo, non vi è nulla di paragonabile. Il panorama è desolante, la stampa di centrodestra è semplicemente patetica, la destra politica è assente in campo culturale e il mondo giovanile post AN è in piena regressione nostalgica, militonta, funeraria. Unico dato positivo sono le poche isole libere sul web (penso a Barbadillo, Destra.it, Primato Nazionale, il Nodo di Gordio, Totalità, Storia in rete e altre esperienze locali) e le non molte case editrici anticonformiste, ma è troppo poco.
 
Marco Valle, scrittore e giornalista, curatore di Destra.it
Marco Valle, scrittore e giornalista, curatore di Destra.it
 
Dopo l’assemblea di Atreju con gli intellettuali patriottici e sovranisti, e le polemiche legate alla Fondazione An, c’è da monitorare i progetti in cantiere. Cosa si muove nell’arcipelago intellettuale non conforme?
L’assemblea di Atreju è ancora un punto di domanda e la fondazione rimane una pagina bianca. Anche in quell’occasione vi era chi (reduce da un confortevole ventennio) proponeva i soliti, inutili manifesti d’idee o impartiva senza vergogna lezioni d’ortodossia… Lasciamo perdere. Per quanto mi riguarda, in quella sede ho proposto un percorso d’ascolto e studio, imperniato su tre seminari (geopolitica, economia, società), per costruire una prima ipotesi di lavoro culturale e politica.  Un passaggio necessario per coinvolgere studiosi, docenti, operatori dell’informazione, professionisti e, con il loro concorso, fornire documenti e analisi sul “futuro presente” alla destra politica. Potrebbe essere una prima tappa per ricostruire una presenza culturale e un’intelligenza organizzata. Vedremo. In ogni caso, dopo il successo del mio libricino “Confini e Conflitti”,  lavoriamo insieme ad altri amici per progetti legati a studi e idee. È tempo di pensieri lunghi…
 
Di Michele De Feudis

La coerente provocazione culturale di Franco Cardini.

Io resto fascista: nel senso che continuo a credere che
 
Il Prof. Franco Cardini ci ha scritto per intervenire sulla questione sollevata dall’articolo di Enrico Galoppini Fascismo e “fascisti”: finiamola con gli equivoci. Gliene siamo grati e pubblichiamo volentieri le sue considerazioni. Il dibattito è aperto.
 
 
Io resto fascista: nel senso che continuo a credere che
 
1) sul piano civico e sociale esso possa definirsi come l’accordo tra ricerca di un’identità forte come base per una coscienza civica (nel mio caso la identifico con l’identità europea, ben conscio che la si debba approfondire e precisare) e impegno sociale in senso profondamente comunitario – ma con gli anni ne ho precisato la direzione in termini esplicitamente socialisti;
 
2) sul piano internazionale, ricerca di un’indipendenza e di una sovranità libera da grandi blocchi sovrapposti disposta a mediare tra essi.
 
Credo che questi due punti costituiscano uniti l’essenza diacronica del fascismo, ovviamente in un contesto del tutto estraneo da culto della violenza e da forme di razzismo.
Pensavo, sia pure in modo “acerbo” queste identiche cose sessant’anni fa, quando aderii al MSI; ne uscii dieci anni più tardi perché né quello né altri erano purtroppo lo strumento adatto  a portarle avanti; continuo ad esser loro fedele, con tutte le modifiche e le dinamiche che in questo mezzo secolo si sono aggiunte al loro nucleo e alcune delle quale erano ovviamente impensabili anni or sono.
 
Quanto al fascismo “reale” e “storico” non posso non segnare la distanza tra esso e me, pur dispiacendomi che esso abbia fallito (di un fallimento indipendente e precedente alla sua rovina politico-militare del 1945). Fu una grande occasione perduta, come del resto in gran parte lo fu il comunismo sovietico. Non il liberal-liberismo: ideologia disumana, criminale e pestilenziale responsabile negli ultimi due secoli d’ingiustizie e di massacri dinanzi ai quali nazismo e bolscevismo impallidiscono e che solo per diffuse ignoranza, malafede e ipocrisia non viene universalmente esecrata.
 
Franco Cardini

http://www.ildiscrimine.com/fascismo-e-fascisti-un-intervento-di-franco-cardini/

TRADIZIONE contro mondialismo...

 
Halloween è una “festa” di un calendario senza senso
 
di Enrico Galoppini
 
In Italia si festeggia di tutto e di più: “la liberazione” del 25 aprile 1945, cioè l’invasione definitiva della Patria; “l’armistizio” dell’8 settembre 1943, ovverosia la resa incondizionata; “la caduta di Mussolini” del 25 luglio dello stesso anno, in pratica il tradimento di vigliacchi senz’onore, in cima ai quali è da mettere chi, nel cortile di casa sua, fece arrestare dai Carabinieri il Capo del Governo: un uomo presentatosi da solo, disarmato e costretto a salire su un ambulanza per non dare nell’occhio!
In quest’Italia invertebrata perché occupata, ed allegramente dimentica di se stessa, ogni festa d’importazione trova un’entusiastica accoglienza: Halloween ha così sostituito la Festa di Ognissanti ed una commemorazione dei defunti da compiersi in maniera composta e decorosa, non tra zucche, “dolcetti e scherzetti”, persino nelle scuole sedicenti “cattoliche”. Proprio perché si è in un momento delicato dell’anno, la tradizione cattolica aveva chiamato a raccolta “tutti i santi”, ma vaglielo a dire, questo, a masse invaghite dell’orrido e desiderose di “divertimento”.
A Pasqua e Natale – feste sempre più incomprese nel loro intimo e profondo significato – tutto va avanti come al solito, per non intralciare le “esigenze della produzione” e lo “shopping”. Addio, dunque, feste comandate.
Poi c’è il diluvio di feste del consumo. Quelle inventate di sana pianta, dal nulla, giusto per far vendere qualcosa: feste della mamma, del papà, dei nonni e chissà di quale altro grado di parentela. Mi scuso coi miei tre lettori se me ne dimentico qualcuna.
San Valentino, col suo accento sugli “innamorati”, ha ridotto la vita di coppia e coniugale ad un mero fatto di “infatuazione”: l’importante sono “l’amore” e le effusioni. L’Immacolata Concezione è tenuta d’occhio dai più solo se tante volte si presta per un bel “ponte” vacanziero (di nuovo, spendere soldi). L’8 marzo e le mimose hanno dato il benservito all’Assunta: si festeggiano tutte le donne, collettivamente e singolarmente, anche le più sciagurate e isteriche, tralasciando di onorare Colei che è salita al Cielo. Se queste sono le intenzioni, c’è di che rallegrarsi se non c’è “la festa dell’uomo”.
Infine, allo stadio attuale di quella che ha tutte le caratteristiche di una “inversione”, una volta fatti sparire i santi da quasi tutti i calendari (resiste eroicamente quello di Frate Indovino), è invalsa la mania di dedicare ogni giorno ad una causa “laica”, naturalmente “mondiale” e “contro” qualcosa: la giornata mondiale contro le discriminazioni; la giornata mondiale contro il cancro; la giornata mondiale della contro la fame nel mondo.
Molto significativi sia il “mondiale” sia il “contro”: “mondo” vale come “da nessuna parte”, per cui non è strano che più si punti a sradicare una piaga (vera o presunta) ad un livello mondiale (e perché no “intergalattico”?) e più quella persiste: si piange per il bambino africano denutrito o afghano che salta su una mina e non si vede il parente, il vicino, il connazionale che soffre. Poi, più grave dell’altra, c’è la questione del “contro”: i santi, sbolognati dal calendario, erano “contro” solo il Demonio, che tutte le religioni indicano come l’unico vero “Nemico”, causa delle divisioni e della “discordia” (contrario della “concordia”); agire “contro” qualsiasi cosa significa invece individuare sempre dei “cattivi”: i “razzisti”, gli “omofobi”, i “corrotti”, i “fumatori” e tutti quelli che sono considerati la causa del “male” che s’intende combattere. Il tutto, alla fine, si risolve in un moralismo intollerante da quattro soldi, che è poi la morale quando non è più sorretta da una fede.
La parodia della fede s’insinua però dove si crea un vuoto: ecco le giornate della “memoria” e del “ricordo”, per tutto quello che la storia politicamente corretta stabilisce si debba tenere a mente. Tutto il resto, va dimenticato, anche se ci hanno stuprato le donne e sommerso di bombe. Dobbiamo essere grati lo stesso.
Qui, come nell’ostinazione nel “lottare” sempre contro qualcosa, c’è qualcosa di malato e di parodistico. Si rimesta all’infinito nei soliti “crimini” subiti da alcuni e operati da altri, col “ricordo” che da concentrazione costante sull’Origine e il Destino diventa un’operazione strumentale per bassi fini di bottega.
Ma non è finita qui, perché una volta che si comincia a “festeggiare” e a “commemorare”, ci s’infila in quel pozzo senza fondo delle “giornate” intitolate ad ogni questione politico-sociale più o meno rilevante: la giornata del migrante, del rifugiato, del risparmio, dell’infanzia, dell’amicizia, della gioventù, dell’alimentazione, dell’acqua, dell’ambiente, del turismo eccetera eccetera (si provi a digitare “giornata mondiale” su un motore di ricerca e si resterà allibiti).
E queste sono ancora “giornate” un minimo “serie”. Per tutte le altre, che comprendono anche quella “della televisione”, si rimanda a questo sito dell’Onu. Di questo passo non staremo molto che avremo la giornata mondiale del baccalà con le olive, quella del pane raffermo e magari anche quella dell’alito fresco.
Poi, ciascuna “giornata” potrebbe dare adito a delle “sottogiornate”, così da quella della “tolleranza” potrebbero, ogni anno, sorgere iniziative a tutela di ogni specie di aberrazione e follia, in nome di questo “sacro principio”.
È un disastro, ma solo per chi lo sa vedere. All’insegna del suo esatto contrario: l’intolleranza verso chi non trova edificante e per nulla simpatico sostituire un calendario denso di significati con una serie di “feste” dedicate a tutto quello che ingabbia sempre più l’uomo nella prigione dell’illusione di questa vita, con tutte le sue pretestuose, strumentali ed indefinite “questioni” senza senso.
 

mercoledì 28 ottobre 2015

Identità ovvero Libertà.


Sondaggi, strategie ed alleanze politiche.

 
Continua il sondaggio, promosso dalla associazione culturale Grande Milano, sulle intenzioni di voto dell'elettorato di destra in Lombardi...a: Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni saldamente al primo posto con il 33%, segue la Lega Nord di Matteo Salvini con il 21%, terzo, abbastanza inaspettato, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo al 14%. Precisiamo (su esplicita richiesta) che nelle Liste Civiche è maggioritario il movimento Noi per Milano di Niccolò Mardegan e che, sotto la voce Altri, oltre alle preferenze espresse per altri partiti (anche di centro-sinistra) e per liste minori, sono compresi anche i voti nulli ed anche una parte di astensionisti.
 
Il sondaggio, pur non avendo valore statistico scientifico, è assolutamente serio e rigoroso, interessante ed indicativo. Votare è assolutamente facile, rapido, gratuito e anonimo, ognuno può esprimere un solo voto: www.progettomilano.it
 
 
 
Mentre continuano incessantemente gli incontri politici con i vertici locali del centro-destra (Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d'Italia e Liste Civiche) ed anche il significativo sondaggio sulle intenzioni di voto degli elettori di destra a Milano ed in Lombardia, promosso dalla Associazione Culturale indipendente Grande Milano (www.progettomilano.it), DESTRA PER MILANO, ha deciso di iniziare, subito ed in maniera concreta, a "Fare Fronte", stringendo rapporti ufficiali di collaborazione politica con La Destra di Francesco Storace e la Destra Sociale di Luca Romagnoli.
 
 

mercoledì 21 ottobre 2015

Marcello Veneziani a Milano.


La destra milanese, unita, saluta e onora Remo Casagrande.

 
 
Camerata REMO CASAGRANDE: Presente! - La comunità militante milanese in lutto per la scomparsa del camerata Remo Casagrande, storico militante degli anni '70, soprannominato, dai comunisti, "il Boia di Quarto Oggiaro", per il suo incredibile coraggio fisico e la sua assoluta determinazione politica a portare la fiamma del Movimento Sociale Italiano nel suo difficile quartiere popolare. Dopo un breve passaggio nella Lega Lombarda, era diventato uno dei punti di riferimento di Fo...rza Nuova e del Presidio di Piazza Aspromonte. Figura mitica di attivista, stimato e benvoluto da tutti per la sua coerenza, la sua generosità, la sua disponibilità trasversale ad aiutare gli altri. Personaggio di straordinaria umanità, colto autodidatta, sempre informato di tutto, battuta pronta, ha affrontato il cancro che lo ha colpito e lentamente ucciso, con incredibile serenità, infondendo, fino all'ultimo, forza e buoni consigli a chi gli stava vicino. - R.I.P.

 
 

mercoledì 14 ottobre 2015

Fare Fronte: è ora di passare dalle parole ai fatti!

 
Il tempo passa velocissimo e la nostra Patria ha diversi, gravi ed urgenti problemi da risolvere. Siamo in una fase di vera emergenza nazionale dove sono in ballo la sicurezza, il benessere ed il futuro del nostro popolo. Per questo è assolutamente necessario FARE FRONTE, ovvero unire le migliori forze disponibili, per combattere i nemici comuni.
Basta con la tragicomica frammentazione della destra, i gruppuscoli autoreferenziali, le cento inutili sigle, la folle dispersione di energie positive, militanza, tempo e danaro. Servono nuove sintesi, coraggio e realismo.
Anche in vista delle importanti elezioni comunali di Milano 2016 e, più in generale, delle elezioni amministrative che si terranno in Lombardia ed in tutta Italia, la prossima primavera, DESTRA PER MILANO – DESTRA LOMBARDA ha deciso di schierarsi, coerentemente a destra, nella coalizione di centrodestra, ma all’interno di un più ampio,  solido, utile e strategico circuito politico nazionale.
Quindi, con assoluto pragmatismo, dopo una serie di incontri con i vertici locali di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia, e l’analisi dei risultati dell’indicativo sondaggio che abbiamo lanciato in rete (“Sei di Destra, per chi voti”: www.progettomilano.it), convocheremo una assemblea, dove discuteremo liberamente e ci confronteremo, con franchezza e serenità, decidendo, a maggioranza, quale nuova strada intraprendere, con quali mezzi e strumenti. Le posizioni sono varie, alcune persino contrapposte, quindi, sarà impossibile accontentare tutti, ma una decisione politica deve essere forzatamente presa: la nostra destra deve tornare nelle istituzioni, a contare, a governare, a portare avanti le nostre idee, mettendo in pratica le nostre proposte ed attualizzando i nostri valori di sempre.

martedì 13 ottobre 2015

"Sempre Avanti, Liberi e Coerenti"



SONDAGGIO: "Sei di Destra. Cosa voti?"

 
 
 
 
 
 
Ecco il nuovo sondaggio, promosso dalla Associazione Culturale Grande Milano, sulle intenzioni di voto del tradizionale elettorato di destra (ex Movimento Sociale ed Alleanza Nazionale) in Lombardia.
 
Votare è assolutamente semplice, veloce, gratuito ed anonimo.
 
Il sondaggio è gestito professionalmente dal Moai Studio di Milano ed è possibile esprimere un solo voto di preferenza:
 

Anche noi, a Bologna, contro il governo Renzi!





lunedì 12 ottobre 2015

"Destra Centro unito per una Grande Milano"


 
“Continuo a ripetere e mai mi stancherò di farlo: noi, da destra, lavoriamo incessantemente per l’unità, il rinnovamento, il rilancio e la vittoria elettorale del centrodestra a Milano. Con una coalizione forte ed unita (Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia, NCD, partiti minori e liste civiche) ed un programma chiaro e concreto (buona amministrazione, più sicurezza e pulizia, meno tasse e multe) possiamo vincere con qualunque candidato sindaco. A questo punto, visto che un nome non è ancora uscito, il candidato ideale potrebbe essere proprio il milanesissimo presidente Silvio Berlusconi che, in questo modo, potrebbe coronare (e concludere) la propria brillante carriera come  sindaco della sua città e padre nobile di un nuovo centrodestra a guida Salvini-Meloni.”
questa la dichiarazione di Roberto Jonghi Lavarini (presidente del movimento civico politico Destra per Milano - Destra Lombarda) che, in merito ai risultati del sondaggio sul candidato sindaco di centrodestra www.progettomilano.it, promosso dalla associazione culturale Grande Milano, ha annunciato il ritiro ufficiale della propria candidatura politica di bandiera:
“Se ci saranno veramente delle elezioni primarie di coalizione, il mio sostegno ed il mio consenso convergeranno sulla candidatura dell'amico Giulio Gallera, galantuomo liberale di Forza Italia, uomo di grande esperienza politica ed amministrativa, ideale come garante e sintesi delle varie anime del centrodestra”.


mercoledì 7 ottobre 2015

"Facciamo crescere le idee della destra sociale"


Ma la destra rinascerà o nella sua nuova vita dovrà reincarnarsi nella felpa padana di Salvini? Un’area d’opinione esiste ed è ampia anche se sotterranea, si vergogna quasi di uscire allo scoperto; ma sui grandi temi, sulla sovranità e la tradizione, l’identità nazionale e la tutela della famiglia, c’è tutto un mondo che non è politicamente rappresentato, non è visibile nei media e nella cultura, vive un’infame clandestinità. Giorgia Meloni fa bene la sua parte, almeno in video, ma il consenso che riscuote è personale, molto superiore al suo partito; sembra quasi un’opinionista, non l’espressione di un mondo e un movimento. Il suo partito non è visibile e a volte soffre una tendenza a chiudersi in una setta, in una «sezione». Dall’altra parte c’è chi vorrebbe ripartire dalla Fondazione An per rifare un partito. Il progetto in teoria è condivisibile e forse necessario, ma ci sono tre problemi.
Il primo è che non si può fondare un nuovo partito di destra col progetto di riunire tutte le destre in campo e ci sono già due cospicue realtà, Fratelli d’Italia da una parte e i profughi di An in Forza Italia, che sono contrari. Il rischio è che nasca un’altra scheggia, altre frattaglie concorrenti di Fratelli d’Italia. Il secondo problema è che se questo proposito dovesse imporsi di misura all’assemblea della fondazione del 3 ottobre, sono già annunciati ricorsi d’illegittimità e il risultato sarebbe quello di paralizzare il cospicuo patrimonio della fondazione, così disarmando ogni progetto. Il terzo problema è che manca un leader che possa unificare le destre, Alemanno non può certo farlo, e lui stesso ne è consapevole. Tantomeno Fini, dopo tutto quel che è successo. Insomma è difficile pensare che la Fondazione possa partorire un partito. A mio parere la strada per la Fondazione è un’altra: impegnarsi a far crescere l’area di opinione pubblica di destra, sensibile ai valori nazionali, sociali e tradizionali che costituiscono il patrimonio comune originario di tutte le destre.
 
 
La Fondazione dovrebbe farsi carico, col suo ingente patrimonio, di un progetto di propagazione delle idee e formazione di nuove leve e lancio di nuovi talenti politici. In veste di presidente del comitato scientifico ho proposto alla Fondazione e ai suoi iscritti di compiere un salto di qualità e tentare un percorso ardito.
Il primo atto necessario è ribattezzare la Fondazione liberandola dal suo legame con un partito che non c’è più; chiamatela semplicemente Fondazione Italia, un nome secco e un impegno chiaro e preciso per rifondare l’Italia. An è un partito morto, identificato con un leader non più proponibile e una parabola finita ingloriosamente. An può restare nella denominazione giuridica ma non ha più senso che sia il nome pubblico.
Di conseguenza converrebbe ribattezzare anche la testata online del Secolo d’Italia semplicemente come l’Italia; il secolo è passato, resta l’Italia. Sarebbe un modo per svecchiare, per aprirsi, per lanciare un messaggio di novità. Il rilancio del marchio Italia potrebbe associarsi anche alla nascita di un foglio cartaceo; un semplice, elegante, foglio settimanale che potrebbe diventare la voce di tutta l’area della destra e della Fondazione, e un punto di riferimento cartaceo per i giornali online, i blog, i social network dell’area, che in luglio si dettero appuntamento nella sede della Fondazione cercando di fare rete. Manca un riferimento simbolico presente sul territorio, un appuntamento settimanale con diffusione militante, che possa generare comunità. Di questa Italia settimanale la Fondazione potrebbe essere editore o coeditore. Magari collegandosi con giornali quotidiani in sintonia col progetto.
A questa filiera italiana la Fondazione ha già previsto di aggiungere iniziative come il Rapporto Italia che sarà una specie di autobiografia della nazione, un rapporto annuale che esce ogni 17 marzo, giornata dell’unità d’Italia, per fotografare lo stato dell’Italia. O come la scuola di formazione politica, allo scopo di formare giovani alla politica, all’amministrazione e alla cultura della destra. A questo si aggiungono le iniziative dedicate alla storia politica e alla memoria storica. Il compito della Fondazione è pre-politico: far crescere le idee della destra nazionale e sociale, propagarle e consegnarle nelle mani di giovani che abbiano la stessa passione ideale e civile. Suo compito è rimettere in moto la destra o quantomeno preparare il terreno su cui potrà fiorire. Ma ci vuole il coraggio di osare.

di marcello Veneziani

http://www.atuttadestra.net/index.php/archives/289207
 

martedì 6 ottobre 2015

Sovranità anche militare: fuori l'Italia dalla NATO (USA).

 
La NATO ha ufficialmente minacciato la Russia, per i suoi raid aerei contro i terroristi islamici dell’ISIS. E’ la goccia che fa traboccare il vaso, l’ennesima conferma della completa sudditanza politica dell’Italia e dell’Europa agli interessi USA. La NATO che ha avuto una sua giustificazione storica come alleanza militare difensiva in funzione anti-sovietica ed anti-comunista, dopo la fine della guerra fredda ed il crollo del muro di Berlino, non ha più senso. Sempre più la NATO è strumento coloniale degli interessi economici, energetici e geopolitici americani, che sono in netto contrasto con quelli del nostro popolo, della nostra nazionale e delle nostre imprese, come dimostrato dalla fallimentare guerra petrolifera di aggressione in Iraq e dalle cosiddette “primavere arabe” in Libia e Siria. Gli USA, come i suoi alleati "democratici" (Arabia Saudita, Qatar e Turchia), è oramai fatto certo, ha sostenuto, finanziato, addestrato ed armato gli estremisti islamici contro il regime nazional-socialista di Assad, come già fece, in Afghanistan, con Osama Bin Laden, collaboratore della CIA, prima di fondare Al Qaida. Grazie a Dio, c’è la Santa Russia Ortodossa di Putin che è intervenuta militarmente, in maniera decisa, in difesa dei cristiani perseguitati e del legittimo governo laico siriano. Certo, la nuova Russia cerca una sua nuova egemonia politica mondiale, europea e nel mediterraneo, ma i suoi interessi, in gran parte, coincidono con quelli nostri. Dobbiamo riportare al centro del dibattito politico, oltre alla sacrosanta rivendicazione della nostra sovranità monetaria, economica e politica, anche quella, assolutamente necessaria e parallela, militare, denunciando la vera e propria occupazione del nostro territorio nazionale da parte di oltre cento basi americane, http://www.disinformazione.it/basiusa.htm , riprendendo la battaglia politica terzopolista del Movimento Sociale Italiano per l’esercito europeo, le storiche tesi euroasiatiche di Marco Battarra e Maurizio Murelli, gli approfonditi e lungimiranti studi antropologici e geopolitici del compianto e carissimo amico Prof. Alberto Mariantoni, http://www.abmariantoni.altervista.org  - https://www.youtube.com/watch?v=ylFO2arrKNk
Roberto Jonghi Lavarini (Destra per Milano - Destra Lombarda)

La plutocrazia mondialista finanzia la lobby omo-gender.

Il potere finanziario dietro la diffusione del gender?
 
L'economista Iadicicco spiega gli interessi delle multinazionali contro la famiglia e a favore dei 'nuovi diritti': "Dalla disgregazione dei corpi intermedi nasce l'uomo solo, consumatore e suddito perfetto"
 
Il primo a parlarne in termini di “rivoluzione antropologica” fu Benedetto XVI, in occasione del discorso d’auguri natalizi alla Curia romana, nel 2012. Da allora, il livello d’attenzione di uomini di Chiesa intorno al gender  e alla rivoluzione antropologica ad esso soggiacente si è alzato proporzionalmente al diffondersi di tale ideologia, nei gangli così come negli anfratti più nascosti della società. Papa Francesco stesso ha più volte evocato la questione.
Domani, 30 settembre 2015,  la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, a Roma, ospiterà sul tema un dibattito, moderato da Toni Brandi, presidente dell’associazione ProVita, che ha l'esplicativo titolo “Ideologia gender: una rivoluzione antropologica”. Relatori saranno un esponente dell’associazionismo pro-famiglia (Filippo Savarese della Manif Pour Tous Italia), una psichiatra (la prof.ssa Dina Nerozzi), un sacerdote domenicano esperto di Bioetica (padre Giorgio Maria Carbone) e un economista (Federico Iadicicco).
Iadicicco, esponente di ProVita nonché coordinatore del Dipartimento Vita e Famiglia del partito Fratelli d’Italia, spiegherà le ragioni che si celerebbero dietro la capillare propaganda a favore dell’indifferentismo sessuale e contro la famiglia. Propaganda che scaturisce da ambienti dalla poderosa influenza finanziaria, giacché capace di condizionare le scelte politiche di alcune tra le maggiori potenze del mondo. Intervistato da Zenit, Iadicicco ha proposto un assaggio della tesi che esporrà domani.
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Da cosa sarebbe testimoniato l’appoggio del potere finanziario all’ideologia gender?
Sicuramente ed inequivocabilmente dai cospicui finanziamenti che ricevono periodicamente le associazioni Lgbt da parte delle principali multinazionali e ong mondiali: Apple, Coca Cola, Open Society di George Soros, MacArthur Foundation, Fondazione Ford, Goldman Foundation, Rockefeller Foundation, Kodak, American Airlines, Pepsi, Nike, Motorola solo per fare alcuni esempi. Desta sospetto anche la particolare attenzione che gli organismi sovranazionali pongono nei confronti della promozione dell’ideologia di gender verso le scelte legislative nazionali. Basti pensare che l’Organizzazione mondiale della sanità trova il tempo per dettare agli Stati le linee guida sull'educazione sessuale dei bambini invece di occuparsi di problemi reali.
Ma in che modo il gender ed il riconoscimento dei matrimoni omosessuali favorirebbero queste multinazionali?
L’involuzione del sistema economico mondiale ha prodotto la concentrazione del capitale nelle mani di pochissimi che prediligono la speculazione finanziaria e lo sfruttamento della manodopera a basso costo tramite le delocalizzazioni piuttosto che investire ed intraprendere al fine di accrescere la ricchezza comune. Questi pochi hanno ormai una capacità finanziaria così grande da poter determinare ed influenzare le scelte politiche. Il potere politico subisce l’influenza di questi potentati economico-finanziari ed ha ormai perso la sua autonomia decisionale. Questi poteri puntano ora alla disgregazione di tutti i corpi intermedi, distruggendo i legami comunitari e relazionali con il chiaro obiettivo di ampliare il loro potere rendendo l’uomo sempre più solo ed incapace di relazioni. Distruggere la famiglia significa rendere l’uomo solo, consumatore e suddito perfetto, consuma compulsivamente al fine di colmare la sua solitudine e non è più in grado di intessere relazioni sociali e comunitarie che possano creare una insidia alla gigantesca industria che ci governa. La prospettiva però più pericolosa, il vero salto di qualità per questi poteri finanziari avviene con la pratica dell’utero in affitto: quando l’uomo non saprà più chi sono sua madre e suo padre, quando avranno distrutto anche i legami genitoriali e con essi la nostra stessa identità, solo allora il loro disegno sarà compiuto.
Dando uno sguardo alle legislazioni dei maggiori Paesi occidentali, ritiene che le istanze del potere finanziario riguardo il gender trovino un riscontro “nero su bianco”?
In tutte le Nazioni del cosiddetto Occidente sono promosse leggi contro la famiglia: una legge contro l’“omofobia” per mettere il bavaglio a chi la pensa in altro modo, una legge sulla diffusione della teoria del gender nelle scuole per strumentalizzare i nostri bambini, un intervento per abbreviare e semplificare i tempi e modi del divorzio che diviene una banale pratica da studio legale ed infine una legge che introduca il matrimonio e le adozioni omosessuali. Una vera e propria agenda dettata dagli organismi sovranazionali eterodiretti dalle oligarchie finanziarie volta alla disgregazione della comunità prima e fondativa della società.
È forse diversa la situazione in Italia, dove il ddl Cirinnà sulle unioni civili ha subito un nuovo rinvio nei giorni scorsi?
In Italia la situazione non è affatto diversa, il rinvio del ddl Cirinnà è meramente procedurale a causa dell’allungamento dei tempi tecnici dovuto alla riforma costituzionale del Senato. Esiste purtroppo una evidente volontà politica di andare nella direzione del riconoscimento delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, un maldestro tentativo di introdurre i matrimoni omosessuali sotto un’altra veste. Tentativo perpetrato con pervicacia malgrado questo si scontri con il sentimento popolare ancora molto diffuso in difesa della famiglia naturale e del diritto dei nostri figli ad avere  un padre ed una madre.
Ha accennato al tema delle leggi contro l’omofobia. Crede siano non l’effetto di un’esigenza sociale bensì uno strumento giuridico in mano a queste lobby finanziarie?
Certamente c'è una strategia che si preoccupa di far tacere coloro che si professano contrari al riconoscimento dei matrimoni e delle adozioni gay tacciandoli di “omofobia”, introducendo così un assurdo reato di opinione con il chiaro intento di eliminare il dissenso. Rientra nello schema legislativo contro la famiglia di cui parlavo prima; è infatti dimostrato da accurate ricerche statistiche come ad esempio in Italia non esista alcuna emergenza omofobica. Secondo il Pew Research Center ci posizioniamo all'ottavo posto come Paese più gay-friendly al mondo, davanti anche agli Stati Uniti campioni dei diritti civili.
Secondo Lei c’è differenza tra destra e sinistra “istituzionali” su questi temi o crede che, a parte qualche personale obiezione di coscienza all’indifferentismo sessuale, l’appoggio al gender sia ormai trasversale?
Sul piano internazionale esiste una capacità dei poteri finanziari e delle lobby Lgbt di incidere a livello trasversale indipendentemente dalle appartenenze politiche. Tuttavia non si può trascurare il fatto che la sinistra del XXI secolo abbia aderito ideologicamente alle istanze del laicismo e delle cultura individualista. Il genderismo sta alla sinistra di oggi come il marxismo stava alla sinistra di ieri. Per quanto riguarda l’Italia esiste ancora una destra che tende a promuovere e valorizzare l’umanesimo integrale, nel fare questo si batte contro il gender in difesa dei nostri figli e della famiglia. In questo senso sono inequivocabili le posizioni espresse da Fratelli d'Italia, ed anche la Lega e parte di Forza Italia sembrano condividere questa battaglia. 
 

Fare Fronte contro la plutocraza mondialista.


 
 
Con questa nostra comunicazione, vogliamo semplicemente invitarvi ad informarvi, a riflettere, a pensare liberamente, con la vostra testa, ad aprire gli occhi di fronte a quello che sta succedendo in Grecia ed in Europa, a capire come funziona veramente il sistema finanziario europeo e mondiale. Il vero nemico dei popoli, delle loro libertà e del loro benessere, è la plutocrazia mondialista, ovvero il ristrettissimo gruppo di banchieri privati che gestisce il signoraggio monetario (la stampa di moneta venduta, a caro prezzo, e prestata, con interesse, agli stati), l'usura bancaria, le speculazioni finanziarie e l'indebitamento forzato delle nazioni. La Banca d'Italia, la Banca Centrale Europea ed il Fondo Monetario Nazionale sono società private che fanno solo i loro interessi e certamente non quelli delle nazioni e dei loro cittadini, tantomeno delle famiglie e delle imprese.
 
 
Video consigliati da guardare e diffondere:
 
 
 
 
 
 

In ricordo di Tom Ponzi.

Volentieri e con grande affetto, pubblichiamo questo articolo sul mitico Tom Ponzi, uomo eccezionale, che ebbi l'onore di conoscere e frequentare. Ero io, insieme a Vittorio Barberi, che, da vicino di casa, gli portavo le tessere e gli inviti del Movimento Sociale Italiano. Da studente collaborai anche con la sua storica agenzia di investigazioni private e poi, con quelle del fratello Angelo, sempre in zona Sempione: una famiglia di autentici patrioti... (Roberto Jonghi Lavarini)
 
 
La bella destra/ In ricordo di Tom Ponzi, Philip Marlowe all’italiana - articolo di Amerino Griffini
 
25 Settembre 1921. A Pola, allora italiana, nasce Tom Ponzi. Tommaso, non ancora Tom, era primogenito di sette fratelli, un padre romagnolo spostato in Istria con la famiglia a causa del suo incarico statale. Il passaggio cruciale nella vita di Ponzi giunse con le conseguenze dell’8 settembre 1943 e con la sua scelta di campo.
Lunghissimo è l’elenco dei giovani e giovanissimi combattenti nell’esercito repubblicano destinati a diventare famosi nel dopoguerra, troppo lungo e ormai così scontati i nomi che vengono di solito fatti tra gli artisti, gli attori e i politici – tanto per citare qualche categoria – per dover ripeterli anche qui. Quello di Tom Ponzi, che nell'”armata dei ragazzini” – come la definì uno di loro, lo scrittore Carlo Mazzantini, padre della scrittrice Margaret – fa la figura dell’adulto con i suoi 22 anni nel 1943, compare raramente. Nella sua attività lavorativa risulta senza dubbio il più famoso vista anche l’originalità del settore, quello degli investigatori privati. Tra i combattenti della Repubblica Sociale, Ponzi scelse o finì in un reparto di paracadutisti, come Dario Fo. Una scelta della quale sarà orgoglioso per tutto il resto della vita.
Nell’immediato dopoguerra, quando ancora il mondo dei reduci di ambedue i fronti tendeva a ritrovarsi tra gli stessi dell’esperienza della guerra civile, fu nel MSI milanese. Una militanza e un periodo non certo tranquilli. Lo storico e giornalista delle pagine culturali del “Corriere della Sera” Antonio Carioti, nel suo libro “I ragazzi della Fiamma”, narra una serie di aneddoti nei quali Ponzi fu protagonista, come quando fu portato in Questura a Milano per una rissa nella quale ebbe la peggio un ex partigiano che lo aveva insultato mentre passeggiava in Galleria assieme ad altri due ex combattenti repubblicani, uno dei quali era Walter Chiari; altro aneddoto – fonte Giano Accame -, relativo ad uno scontro nella Federazione missina milanese tra “quella specie di gigante, con un coraggio da leone” che era Ponzi e alcuni dirigenti del Movimento nel quale militava dalla fondazione, perché “era convinto che il partito non avesse aiutato lui e la sua famiglia” quando aveva avuto dei guai giudiziari a causa la sua militanza politica.
Il suo nome iniziò a comparire sui giornali nel luglio 1946 quando il suo carattere venne fuori in uno dei tanti episodi nella storia del neofascismo italiano che senza il suo intervento avrebbe avuto davvero conseguenze tragiche. In serata, nella sede della redazione del settimanale “Rivolta Ideale” che ospitava anche la prima sede milanese del MSI, in via Santa Redegonda, mentre era in corso una conferenza del prof. Achille Cruciani, dalla strada qualcuno lanciò una bomba (l’attentato fu attribuito alla Volante Rossa che in quei giorni aveva compiuto anche altre azioni analoghe) nella sala dove si trovavano alcune decine di missini. Con sangue freddo e prontezza di riflessi Ponzi afferrò l’ordigno e lo rilanciò fuori dalla finestra.
Quei primi anni del dopoguerra erano difficili per quasi tutti, figuriamoci per chi veniva dalle schiere dei vinti. Il giovane Tommaso doveva inventarsi un lavoro; la sua passione per i “libri gialli” e i film polizieschi unita ad un carattere esuberante e curioso lo portarono a presentarsi ad un commissariato di Polizia a chiedere quali documenti fossero necessari per occuparsi di investigazioni. Naturalmente non lo presero sul serio, ma lui, testardo, si inventò il mestiere da solo, girando in bicicletta e utilizzando una macchina da scrivere avuta in prestito. Nel 1948 fondò la Mercurius Investigazioni e così iniziò a lavorare su piccole cose, indagini di provincia accompagnate da una sempre più professionale preparazione, anche fisica, con corsi di arti marziali. Due anni dopo trasformò il suo ufficio in Tom Ponzi Investigazioni.
Il physique du rôle lo aveva, un pizzo gli incorniciava il mento e la passione per le indagini e gli strumenti tecnici del mestiere completavano il quadro.
Nell’ottobre 1956 la drammatica vicenda di Terrazzano (Milano) lo vide coraggioso protagonista. Due balordi, i fratelli Santato, entrarono in una scuola elementare con un folle programma. Sequestrarono quasi cento bambini e tre maestre e chiesero il riscatto, duecento milioni. Una giornata di trattative con la polizia che aveva circondato l’edificio scolastico e una situazione che non si riusciva a sbloccare. Quando una delle maestre affrontò i sequestratori, Tom Ponzi approfittò della confusione e salendo su una scala a pioli entrò nella scuola seguito da un altro coraggioso, l’operaio Sante Zennaro che rimase ucciso dal fuoco delle forze dell’ordine. Tom Ponzi riuscì a disarmare i due sequestratori e a liberare gli ostaggi. La discriminazione politica all’italiana si manifestò in tutta la sua cialtronaggine. Al povero Zennaro fu concessa una medaglia d’oro al valor civile; premiare Ponzi, che non faceva mistero della fedeltà al suo non lontano passato, sarebbe stato troppo politicamente scorretto. Ricevette un premio forse più importante di una patacca, gli abbracci dei genitori dei bambini e una lettera di ringraziamento dei sequestrati, maestre ed alunni.
Una avventura dopo l’altra, nacque la fama del “Philip Marlowe all’italiana”, e con essa il successo, i clienti importanti, dall’Aga Khan a Rockfeller, da Agnelli a Enzo Ferrari, ma anche chi non poteva permettersi di pagare, gente per la quale lavorò gratis. Recitò anche la parte dell’ispettore Sciancalepre in un film con l’attrice Martine Brochard, versione cinematografica de “I giovedì della signora Giulia”, tratta dal romanzo di Piero Chiara.
La bravura professionale, il successo, lo sviluppo di una attività che lo portò ad avere quasi duecento collaboratori, portarono molto denaro, ville, yacht e Rolls Royce, ma anche invidie e tentativi di coinvolgimento in brutte storie. Nei primi anni Settanta fu coinvolto in una vicenda giudiziaria legata ad intercettazioni telefoniche, una bufera nella quale fu messo in mezzo a poliziotti, agenti segreti, spioni e politici. Se ne andò in esilio in Francia per cinque anni, ritornò con il totale proscioglimento dalla vicenda, a testa alta. La figlia prediletta, la bellissima Miriam, paracadutista come il padre, lo affiancò nell’attività e, dopo la sua morte, avvenuta nel 1997, ne proseguì – e lo fa tutt’ora – l’attività investigativa.
 

lunedì 5 ottobre 2015

Identità, Tradizione ed autodeterminazione dei Popoli.

 
Roberto Jonghi, con le sue tre figlie, si intrattiene amichevolmente con una delegazione del popolo Masai del Kenya, vestiti in abito tradizionale. Solo chi ama la propria identità (culturale, religiosa ed etnica) può veramente rispettare quella degli altri: questo ci insegna la nostra migliore Tradizione.

La Destra, Fratelli d'Italia e Alleanza Nazionale...

Il movimento civico-politico nazional-popolare, apartitico e trasversale, liberamente di destra nel centrodestra,

DESTRA PER MILANO - DESTRA LOMBARDA

esprime la propria soddisfazione per la vittoria dell'asse Giorgia Meloni - Maurizio Gasparri che ha salvato il patrimonio economico, immobiliare, storico e morale della Fondazione Alleanza Nazionale dalle voraci ambizioni di coloro, come l'infame Gianfranco Fini e Gianni Alemanno, che, dopo avere distrutto la destra italiana, puntavano a vivere parassitariamente su quel tesoro frutto dei sacrifici, di sudore e sangue, dell'intero popolo missino (dirigenti, militanti ed iscritti).

DESTRA PER MILANO - DESTRA LOMBARDA
 
verificherà, inoltre, con grande attenzione, la reale sincerità, consistenza e fattibilità delle aperture e proposte politiche di Fratelli d'Italia, volte all'allargamento (riunificazione, riorganizzazione e rilancio) della destra italiana, attraverso la convocazione di un congresso costituente, rendendosi subito disponibile a dialogare e collaborare in questa direzione, anche in vista dei prossimi importanti appuntamenti elettorali locali e nazionali.

Alessandro Romei Longhena (presidente onorario)
Roberto Jonghi Lavarini (presidente)
Mario Mazzocchi Palmieri (vice presidente)